Gestione bilancio enti locali: ottimizza gli investimenti con l'AI

La gestione di bilancio degli enti locali, ottimizzata mediante strumenti e piattaforme di Intelligenza Artificiale, più che una favorevole opportunità deve essere affrontata come una vera e propria sfida.  Una sfida che deve essere vinta necessariamente per mantenere competitiva non solo la Pubblica Amministrazione, pilastro indispensabile dello Stato e dell’economia nazionale, ma come impulso a un settore in forte ritardo per qualità delle infrastrutture e formazione degli addetti.

Sulla carta, il cambio di paradigma è favorito da ben quattro stakeholders, Task force AGID, MISE, Team Digitale e Funzione Pubblica, in grado di coinvolgere forze e risorse economiche attingendo sia ai fondi europei, sia a quanto stanziato dallo Stato con il Fondo Nazionale per l’Innovazione (FNI).  


Più trasparenza per la gestione di bilancio degli enti locali

Prendiamo per un attimo la definizione di Robert Antony, padre fondatore del controllo di gestione e applichiamola al bilancio della PA: “Il bilancio è quel processo mediante il quale si verifica che le risorse siano acquistate prima e consumate poi in modo efficace ed efficiente”. Ne deriva, quasi naturalmente, come l’introduzione degli strumenti di Intelligenza Artificiale possano non solo automatizzare tutti quei processi di verifica e controllo per fornitori e clienti, ma aumentino il livello di trasparenza delle operazioni con relativo beneficio del buon governo del territorio. Immaginiamo per un attimo l’AI applicata al calcolo dello scostamento di quanto preventivato per l’implementazione di servizi e quanto poi effettivamente messo a consuntivo. La predisposizione di alert e analisi predittive consentirebbe di ridurre sprechi e di poter preventivare con largo anticipo eventuali aggiornamenti, manutenzione, adattamento delle procedure alle nuove leggi. Sarebbe possibile quindi innescare non solo un circolo virtuoso di carattere economico ma, soprattutto, una vera e propria rivoluzione a livello culturale.


Enti locali: con l’AI la dimensione non conta

Parlando di numeri, cosa accomuna in Italia il piccolo borgo di montagna e la grande metropoli con milioni di abitanti? Semplice, 110mila norme che compongono l’elefantiaca normativa di gestione della PA. Secondo l’International Civil Service Effectiveness Index (InCiSE), pubblicato dalla scuola di Amministrazione Pubblica dell’Università di Oxford, l’Italia risulta al 27esimo posto su 31 Paesi analizzati per la complessità ed efficacia (mancata) della sua amministrazione. L’introduzione dell’AI potrebbe dare una nuova spinta per “svecchiare” la burocrazia che rallenta, per non dire blocca, tanto il processo amministrativo quanto quello economico e legislativo. L’applicazione dell’Intelligenza Artificiale in ambito della gestione di bilancio degli enti locali potrebbe, infatti, supportare anche l’analisi e l’aggiornamento di tutte quelle norme giuridiche che quotidianamente impattano sui servizi erogati ai cittadini. Questo fattore andrebbe a migliorare sensibilmente il rapporto degli abitanti con le strutture di governo locale, indipendentemente dalla dimensione del comune interessato. Esattamente come avviene nel mondo retail, dove la Customer Experience del consumatore è alla base dei tanti KPI che ne seguono il percorso sulla pipeline di acquisto, allo stesso modo l’AI potrebbe facilmente verificare il grado di soddisfazione dei servizi erogati dai singoli enti. Il supporto delle nuove tecnologie a livello amministrativo renderebbe idealmente possibile intercettare i bisogni dei residenti e delle aziende presenti sul territorio, prima che questi ultimi si verifichino.


AI negli enti locali: occorre più formazione

Nel Libro Bianco redatto da AGID, si evidenzia come sia necessario formare il personale pubblico per aumentarne le competenze a livello qualitativo. Si tratta di un vero e proprio change management che deve impattare su funzionari e manager, chiamati a comprendere i vantaggi offerti dalle nuove tecnologie e soprattutto, ad aiutarli a superare la diffidenza verso piattaforme che “potrebbero” sostituire risorse umane all’interno dei loro team. Come più volte sottolineato all’interno del Libro Bianco, l’Intelligenza Artificiale è vista come supporto e non come sostituzione alle attività di quanti lavorano nella PA. Ridurre il carico di lavoro ripetitivo, permetterebbe di liberare energie e risorse per compiti non solo più qualificanti, ma anche più vantaggiosi per la qualità dei servizi erogati al cittadino. La regolamentazione della migrazione dei servizi in cloud, così come l’incremento dei parametri di sicurezza di accesso a tutti i servizi locali, regionali e nazionali, sono delineati dal Piano Triennale per l’Informatica nella PA redatto da AGID.


Open Data: miniera a cielo aperto

Il piano prevede tra l’altro un intenso utilizzo e sviluppo degli open data, una fonte praticamente inesauribile di informazioni facilmente elaborabili dall’Intelligenza Artificiale. Il coinvolgimento di aziende private, Università e sturtup non può che velocizzare l’introduzione dell’AI all’interno dei sistemi di governo economico locale, migliorando l’interoperabilità tra i sistemi e potenziandone i servizi. Occorre però considerare lo sviluppo etico di queste tecnologie, in cui non sia l’algoritmo a prendere decisioni. L’introduzione di bias fuorvianti o dataset di addestramento inadeguati potrebbero comportare difetti di disegno e di implementazione. A questo riguardo l’AI può facilitare la riduzione delle disuguaglianze, ma non dovrà mai sostituirsi al ruolo del decisore. Si tratta di un passaggio forse epocale per la nostra cultura, ma perché avvenga in modo omogeneo e soprattutto equilibrato, sono necessari forti investimenti economici sia sulle infrastrutture, sia sulla formazione delle professionalità coinvolte.  


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